Skip to main content

Presta la propria voce alla nuova stella del cinema internazionale Lupita Nyong’o, nelle sale in questi giorni con Black Panther (ultimo prodotto di casa Marvel), ma è soprattutto una delle doppiatrici italiane con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare più spesso: parliamo di Chiara Gioncardi, cresciuta a pane e doppiaggio. Non ci credete? Ecco la confessione che le abbiamo estorto!

«Ho iniziato a interessarmi al doppiaggio a 17 anni, parallelamente al teatro: ho passato diversi dei miei pomeriggi da liceale nelle sale ad ascoltare, guardare, rubare con occhi e orecchie per cercare di capire come funzionava questa specializzazione del mestiere dell’attore. Per fare il doppiatore è necessario padroneggiare tutto il proprio corpo, lo strumento che abbiamo a disposizione: devi conoscere tutta la macchina per riuscire ad usare un solo pezzo al massimo della sua potenzialità. 

Prendiamo Lupita Nyong’o: ha una voce molto particolare e profonda, una recitazione, un modo di parlare e di usare la voce che deve molto alle sue origini africane. Usa una tonalità differente da quella delle colleghe americane o europee, che ovviamente non può essere tradotta con un’inflessione dialettale. Per avvicinarmi alle sue sonorità ho quindi dovuto recitare in maniera diversa dal solito.»

Una battuta sulla tua lunga frequentazione professionale con Marco Guadagno? «Beh, non è così tremendo come si dice in giro, lo è il giusto, e poi a me piace essere torturata al leggio. Essere meticolosi fa parte del lavoro, e anzi, è sintomo di intelligenza e passione. Mi ci trovo assai bene, è sereno, mi mette a mio agio. Tende a non interferire troppo con l’attore, lo lascia libero di interpretare – nei limiti della fedeltà all’originale.

Il primo film da protagonista che ho fatto è stato con Marco. Parliamo di Yes Man, nel quale ho interpretato Zooey Deschanel: lui mi infondeva sicurezza, perché era certo della scelta fatta mettendo la mia voce su quell’attrice. Da quel film ho continuato a doppiarla: evidentemente Marco aveva capito subito come fosse un’interprete decisamente nelle mie corde. Ha dimostrato attenzione e grande lungimiranza. E gli sono grata.»