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13 anni e un talento naturale per il doppiaggio: parliamo di Ginevra Pucci, che recentemente ha prestato la propria voce ad Alice Evans, la bimba rapita nella serie Netflix Frankenstein Chronicles, di cui 3Cycle ha curato l’edizione italiana. Ad accompagnarla in sala, e davanti al leggio con lei, il papà Fabrizio Pucci – che nella serie doppia il protagonista, Sean Bean (qui nella parte di John Marlott) – attento a seguire ogni sua mossa: «Manteniamo dei ritmi di lavoro bassi. Quando una bambina è così brava la cercano in tanti, io invece centellino molto i suoi impegni.»
A Ginevra abbiamo fatto qualche domanda per avere un parere fresco sul mondo del doppiaggio: «Ho iniziato qualche anno fa, ero piccola, e per me è stato un gioco. Mio padre disse a mia madre che avrei potuto fare una particina e lei ha chiesto la mia opinione. Ho risposto subito che mi sarebbe piaciuto, pensavo che anche risentire la mia voce sarebbe stato bello. Ricordo ancora la mia prima battuta, fu nelle vesti di un omino verde, e dovevo dire solo: “Prendetelo!”. È stato divertente e così ho continuato.

La prima cosa importante che ho fatto è stata la serie The Whispers di Steven Spielberg: è stato bello anche perché doppiando potevo seguire la storia e sapere come sarebbe andata a finire. Mi diverte soprattutto calarmi nei panni del mio personaggio, mi piace la parte teatrale, di recitazione. È stato incredibile anche scoprire l’interesse dei miei compagni, che all’inizio sono rimasti molto sorpresi. Alcuni non sapevano nemmeno cosa fosse il doppiaggio! Sono sempre curiosi, se faccio una parte in un film atteso e conosciuto si precipitano a chiedermi tantissime cose che ovviamente non posso svelare!

Frankenstein Chronicles è stato per me una novità assoluta, perché per la prima volta ho dovuto cantare. All’inizio perciò ero tesa, pensavo che avrei dovuto impegnarmi molto per fare una cosa diversa dal solito, però poi è diventata quasi una sfida riuscire a farlo.
La cosa più divertente, invece, mi è capitata quando doppiavo Sofia del Grande Gigante Gentile, in cui il GGG doveva mangiare una zuppa creata con un ortaggio, il cetriònzolo: ho dovuto ripetere questa parola un’infinità di volte perché continuavo a mettere l’accento sulla sillaba sbagliata, storpiandola del tutto. Il direttore del doppiaggio è stato costretto a rifare lui stesso la battuta continuamente per darmi l’esempio. Io dicevo di sì, che avevo capito, e poi ripetevo di nuovo la parola con l’accento sbagliato. Ancora adesso mi prendono un po’ in giro!»