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Il 25 ottobre lo sentirete dare la voce a Eddie Murphy nella versione italiana curata da 3Cycle del film Netflix “Dolemite is my name”. Per questo a Fabrizio Vidale abbiamo chiesto come si raccoglie un’eredità pesante quanto quella di Tonino Accolla, voce storica dell’attore americano.

«Io sono cresciuto con Tonino, ci conoscevamo fin da quando ero bambino, poi siamo stati nella stessa società per tanti anni: quando ero piccolo era il mito da seguire, il dannato, il menefreghista, il controcorrente, sempre alla guida di macchine sportive. È stato per me un punto di riferimento, ed è chiaro che il modo in cui Tonino ha dato voce ad Eddie Murphy è inimitabile. Quindi la sua eredità è un fardello pesante, ma fortunatamente in Dolemite is my name Eddie Murphy interpreta un personaggio realmente esistito, quindi non porta sé stesso soltanto, ma mette a disposizione del personaggio le sue caratteristiche attoriali. Non è il classico Murphy che siamo abituati a vedere e conoscere, ma in questo caso dà il volto a Rudy Ray Moore, quindi l’eredità che ho dovuto raccogliere è parziale. Ho cercato di seguire Eddie e non di imitare Tonino. Affidandomi anche alla direzione di Marco Guadagno che ci ha creduto molto sin dall’inizio (è praticamente un fratello, quindi lavorare insieme ci consente di tirare fuori un prodotto particolarmente credibile).

Per misurarsi con certe prove di doppiaggio sicuramente l’esperienza decennale aiuta, ma c’è anche che a me piace moltissimo quello che faccio, mi piace a 360 gradi (ho fatto teatro, cinema, televisione, ricevendo premi e apprezzamenti) e continuo a farlo con grande entusiasmo. Anche se ultimamente le multinazionali dell’intrattenimento stanno cercando di appiattire il nostro lavoro: cambiano le modalità, direttore del doppiaggio e adattatore vengono messi un po’ in secondo piano… Tutti noi della vecchia scuola di questo un po’ ne soffriamo: superficialità, mancanza di tempo, abbassamento dei compensi non consentono di lavorare come abbiamo sempre fatto. E questo nonostante ci sia molto lavoro (e continuerà ad aumentare con l’arrivo di Apple e Disney Plus). Ci chiedono di stare attenti alla qualità, però poi gli basta risparmiare e si fanno andare bene tutto, e qualche volta il risultato ne risente. Non nel nostro caso: per loro fortuna noi non siamo capaci di farlo male questo lavoro!»