È online da venerdì 17 luglio Cursed, la nuova serie Netflix tratta dal retelling illustrato della leggenda di Excalibur nato dal duo formato da Frank Miller e Tom Wheeler.
Il filone è quello delle Terrificanti avventure di Sabrina o delle Ragazze elettriche di Naomi Alderman: giovani donne che improvvisamente si trovano investite di un potere che non sanno bene gestire. Se vogliamo è un po’ una metafora del passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, quando una ragazza si trova fra le mani un potere (quello della seduzione) nel quale, sebbene acerbo, già riconosce in nuce le possibilità.
Ne parliamo con Lorena Bertini che ha adattato alcuni episodi e diretto il doppiaggio della serie. «È un fantasy al femminile, perché la spada, secondo la leggenda, dovrebbe appartenere al primo re, ma sarà poi una donna a maneggiarla, diventando la prima regina, quindi già qui la storia prende una componente rosa. Ma secondo me il fatto che lei sia una donna non è il cuore della vicenda, che si incentra più su una questione di potere: quelli che meno ci aspetteremmo possano avere la spada (e con lei il potere) sono alla fine coloro che la possiedono.
Il re è illegittimo, la chiesa è corrotta e violenta: nessuno di loro può avere la spada. Chi è veramente legittimato ad avere Excalibur? Questa è la domanda che scorre tutto il tempo in sottofondo. Ma pensiamo anche che la spada è un po’ come l’anello di Tolkien, e come quello corrompe: portando potere porta anche corruzione.
Altro grande tema è quello della continua commistione fra due mondi che si pensano antagonisti ma che alla fine si intrecciano frequentemente: Nimue è del popolo del cielo, i Fey, e scopre di essere figlia di Merlino e quindi di avere dei poteri magici, ma poi si innamora di Arthur, un umano a cui si contrappone Gawain (sodale di Nimue e acerrimo antagonista del giovane).
E anche Nimue stessa è una figura un po’ ambivalente: quando scopre di essere figlia di Merlino (una figura abbastanza difforme da quella a cui siamo abituati: è decaduto, manipolatore, furbo, molto umano, beve, ha dei sentimenti che non capisce nei confronti di questa figlia che ritrova dopo tanto tempo) vuole sapere i perché e i come, è frastornata. E quando poi capisce di avere dei poteri magici, di essere un’evocatrice, una predestinata, fa anche fatica ad accettarli questi poteri. In fondo è una ragazzina e si trova improvvisamente a essere additata come strega… e dovrà venire a patti con questa sua natura. Lei preferirebbe restare una ragazza normale. E invece si ritrova catapultata in una realtà in cui è ritenuta da tutti – anche quelli della sua stessa specie – una strega, e questo la mette in difficoltà, si sente molto in difetto e giudicata per queste sue caratteristiche. Eppure ha sempre una grande grinta, anche nei momenti in cui resta un po’ sospesa tra l’acquisizione del suo ruolo e i tentennamenti dovuti alle ovvie perplessità nel rivestirlo. Solo alla fine acquisirà consapevolezza e legittimità, non solo tra i Fey, ma come regina. È sicuramente un prodotto young adult, ma ci sono personaggi interessanti: il re, dipinto un po’ come un grande isterico, assetato di potere, anche un po’ ridicolo e matricida, Merlino, che appunto è un mago che ha perso i poteri e quindi atipico. E poi i Fey, un popolo sempre messo in disparte che alla fine riesce a prendersi una rivincita…»
Insomma, un’interessante variazione su una leggenda, quella arturiana, che evidentemente ancora riesce a raccontare qualcosa di nuovo.