Lavora nel doppiaggio dagli Anni Ottanta e ha vinto numerosi premi: è Roberta Schiavon, professione assistente al doppiaggio. Parliamo con Roberta in occasione dell’uscita su Netflix di The great hack – Privacy violata, documentario sullo scandalo di Cambridge Analytica che nell’edizione italiana firmata 3Cycle ha schierato la Schiavon come direttrice del doppiaggio.
Ma cosa fa esattamente un assistente al doppiaggio?
«Iniziamo col dire che il nostro è essenzialmente un lavoro di edizione, per dirla con Eco “si cerca di dire quasi la stessa cosa ma in un’altra lingua”.
L’assistente è la persona che coordina tutta la lavorazione. Quando arriva un prodotto lo visiona (come fa anche il direttore del doppiaggio) e prepara un piano di lavorazione in modo che il lavoro in sala sia ottimizzato dal punto di vista dell’organizzazione, per concentrare le scene che devono essere doppiate da uno stesso attore, e poi facendo anche in modo che sia comunque un piano fattibile, non solo dal punto di vista “matematico” degli incastri, ma anche dal punto di vista dell’impegno richiesto agli attori, facendo in modo che in sala la lavorazione fili liscia. L’assistente aiuta anche il direttore del doppiaggio nella distribuzione delle voci – io per esempio avendo la fortuna di aver lavorato con grandi direttori, ho imparato molto da loro e quindi sono avvantaggiata anche nella distribuzione e nella scelta delle voci, perché ho una grande esperienza sul campo. Per la scelta delle voci ci si basa spesso sulla tipologia fisica, e poi si sente la voce originale e si cerca un attore la cui voce sia simile il più possibile: è una sorta di casting delle voci che si basa anche tanto sull’esperienza.
A questo punto si prepara il lavoro, e in sala è l’assistente che aiuta il direttore controllando il sincrono e coordinando il tutto. Un compito che ultimamente si è molto complicato, visto che molte lavorazioni sono work in progress (arrivano dalla fonte materiali non definitivi, preliminari) e quindi bisogna sempre controllare cosa è stato fatto e cosa no, cosa è cambiato, e verificare che tutto si faccia e che si faccia come si deve. Insomma, bisogna avere una mente molto organizzata, soprattutto ora con l’estate quando i doppiatori partono per le vacanze, si deve stare attenti che nulla salti, che la lavorazione sia conclusa prima che gli attori vadano in ferie… Ma oltre alle doti organizzative credo sia utile anche avere una preparazione adeguata, perché non si può lasciare tutto all’improvvisazione: molti iniziano a fare gli assistenti al doppiaggio affiancando qualcuno che già fatto questo mestiere, io invece sono una delle poche che ha fatto una scuola apposita. Era l’84 e il Gruppo Trenta (ora PUMAISdue) erogava un corso per attori doppiatori e per assistenti.»
E da allora non si è più fermata, aggiungiamo noi!