Nell’Estate in cui imparammo a volare, su Netflix dal 3 febbraio, Katherine Heigl è Tully. Un personaggio sfaccettato che ci facciamo raccontare dalla storica doppiatrice italiana dell’attrice, Barbara De Bortoli: «dacché l’ho iniziata a doppiare – anche prima di Grey’s Anatomy – come attrice si è evoluta. Ovviamente è maturata come donna, è diventata madre, ha avuto un’evoluzione che ad un certo punto le ha fatto quasi interrompere la collaborazione con il cast di Grey’s Anatomy e con Shonda Rhimes per voler far altro, ha fatto anche cinema, commedie, e ha iniziato anche a produrre lei i suoi prodotti. Sono circa 20 anni che la doppio e mi è sempre piaciuta molto, perché è un’attrice versatile che si lega bene sia al drammatico che a prodotti brillanti. Nell’Estate in cui imparammo a volare abbiamo una performance molto poliedrica, e penso che sia una serie che ti fa appassionare, ti fa piangere, che ti fa ridere, ti fa commuovere.
È una serie particolare, molto femminile, che parla di una bellissima amicizia e di queste due amiche che in pratica crescono insieme, quasi sono una famiglia, si vogliono talmente bene che affrontano tutto insieme, si spalleggiano, anche loro maturano, hanno delle evoluzioni, degli amori, però possono sempre confidare una nell’altra ed è bellissimo, magari ad averle amiche così.
Katherine Heigl per esempio, è una di quelle attrici su cui – pur doppiandola da 20 anni – posso mettermi in gioco proprio grazie alla sua versatilità. Io mi approccio in maniera molto umile al mio lavoro, mi piace lavorare per settori diversi, con partner diversi, anche affrontare provini su attrici che solitamente sono “mie”, perché c’è sempre da imparare, e credo che sia questo il segreto per riuscire in questo lavoro. Poi è stata anche questione di fortuna ovviamente, quando ti leghi a delle attrici che hanno un’evoluzione, che insomma fanno anche dei bei film, delle belle serie, e riesci a seguirle… però ci vuole molta costanza, e devo dire che io sono pure una “secchiona” nel mio lavoro.
Che ovviamente è cambiato nel corso degli anni, ci sono state delle evoluzioni tecniche e tecnologiche, però insomma a me piace ancora tanto, sono più di 40 anni che mi metto al servizio del doppiaggio e lo faccio ancora con molta passione, molta voglia, molta energia.
Con il doppiaggio ho iniziato da piccola perché ho partecipato ad un film con Renato Pozzetto e poi mi hanno chiamata ad autodoppiarmi e da lì sono stata segnalata da un’assistente al doppiaggio per piccoli ruoli, insomma per cominciare a doppiare. Quindi per me è stato tutto un po’ un gioco all’inizio, molto sereno, molto tranquillo, in un ambiente molto protetto ma in cui io ho respirato un’aria di grande professionalità. Io ho ancora dei ricordi meravigliosi di lavorazioni che ho fatto con Anna Miserocchi, Cesare Barbetti, …sai quanti, Pino Locchi, Ferruccio Amendola: devo dire che andavo ai turni e mi sembrava di stare ad un concerto. Quelli della mia generazione hanno respirato veramente un’aria di grande professionalità. Non che non ce ne sia adesso, però quelle erano proprio le voci storiche, quelle che facevano sognare le mamme. Per fare bene questo mestiere comunque è fondamentale una cosa, per la quale mi batto sempre: il rispetto su quello che è stato il lavoro dell’attore, del regista, tutto quel lavoro che è stato fatto in tanto tempo, magari un interprete si prepara in 3/4mesi e noi dobbiamo renderlo in maniera credibile, facendo comunque una sorta di mediazione tra quello che è il lavoro che è stato fatto in un’altra lingua e il doppiaggio in italiano, sempre con grande rispetto per le intenzioni, per la recitazione, per le espressioni che sono state scelte in originale.
Ecco perché mi piace tantissimo fare i caratteri, le antagoniste, perché mi consente di usare delle sfumature diverse da quelle alle quali io attingo solitamente, quindi mi piacerebbe fare una grande cattiva, una Crudelia De Mon, un personaggio molto diverso di quelli a cui presto la voce regolarmente.
Perché cerco sempre qualcosa di diverso, ci deve essere sempre una sfida, qualcosa che ti permetta di cambiare, di migliorare, questo per me è fondamentale, il non sedersi mai…»