Nel mondo del cinema si può dire che ci sia stato un prima BP e un dopo BP.
BP, ossia Black Panther, è il film che ha segnato la definitiva consacrazione del cinema “coloured”, riuscendo a ottenere un notevole successo di critica e pubblico, stabilendo vari record di incassi e venendo candidato a diversi premi cinematografici, tra i quali l’Oscar al miglior film, primo film di supereroi a ricevere questa candidatura.
Ecco perché nel dopo BP non stupisce che il mondo cinematografico si sia finalmente accorto che le produzioni a forte connotazione black hanno un pubblico decisamente vasto e affamato di storie. È forse a questa consapevolezza che va ascritto il momento d’oro che stanno vivendo le storie con protagonisti di colore, dall’acclamata serie Netflix When They See Us alle più recenti produzioni.
Vediamone alcune in arrivo, in streaming e al cinema.
Sarà online il 3 aprile su Netflix Coffee & Kareem, commedia degli equivoci a sfondo poliziesco che vede impegnata Taraji P. Henson nel ruolo di madre di un dodicenne piuttosto ribelle e geloso, Kareem Manning, che si spinge ad assumere un criminale pur di spaventare il nuovo fidanzato della madre, l’agente di polizia James Coffee. Un piano che però non dà i risultati sperati e obbliga Coffee e Kareem a unire le forze per salvarsi dal narcoboss più spietato di Detroit.
Sempre su Netflix, ma dal 17 aprile, arriva Black AF (ossia Black as fuck), sitcom irriverente tutta basata su giochi di parole e linguaggio scurrile (una sfida piuttosto impegnativa per il doppiaggio) che promette di farci fare più di una risata. Scritta dallo sceneggiatore Kenya Barris (autore dello straordinario successo di Black-ish), la serie è, nelle parole di Netflix: “Ispirata dall’approccio irriverente, imperfetto, incredibilmente onesto di Barris nei confronti di genitori, relazioni, razza e cultura. Black AF solleva il sipario su queste tematiche per ridare vita alla family sitcom in modo mai visto prima.”
Anche il cinema però non resta a guardare e ad aprile (il 30 per la precisione) ci propone American skin, prodotto da Spike Lee per la regia di Nata Parker e presentato a Venezia 76. Scopriamo di più nelle parole di Ilaria Ravarino (MyMovies): “Lincoln Johnson, afroamericano veterano dell’Iraq, una sera viene fermato dalla polizia mentre sta guidando la sua auto in un quartiere borghese. A seguito di un battibecco, il poliziotto Mike Randall esplode un colpo che ferisce e uccide Kajani, il figlio 14enne di Johnson. Mentre il processo decide per l’innocenza del poliziotto, e la città si infiamma tra colpevolisti e difensori, Johnson decide di agire per conto suo, alla ricerca della giustizia negata. Parker manipola sentimenti di grana grossa, fa leva su facili emozioni, consegnando un compitino prevedibile e abbastanza sgangherato sulla questione della “pelle americana” (il titolo è quello di una canzone di Bruce Springsteen) e su quanto sia ancora pericolosamente dirimente appartenere a un colore o all’altro. C’è n’è abbastanza per mobilitare Lee, da sempre impegnato sul fronte dei diritti degli afroamericani, e forse persino per incontrare un certo pubblico, affamato di risposte a domande troppo a lungo rimaste senza soluzione. Perché quello di American Skin è un tema che continua a bruciare, e che rischia di deflagrare negli Stati Uniti di Trump. Una piaga aperta in cui il film di Parker mette disinvoltamente le mani.”