Skip to main content

Cogliamo l’occasione della messa online di Our house su Netflix per fare due chiacchiere con Alessandro Campaiola, che nel film doppia il protagonista Thomas Mann.

«Con 3Cycle avevo già lavorato in occasione di Kingsman, un’esperienza per me essenziale e che mi ha formato. Intanto perché ho lavorato con Marco Guadagno che è un direttore straordinario che mi ha insegnato tanto, e poi perché il personaggio che doppiavo era piuttosto difficile. È stata l’esperienza che mi ha fatto fare un salto di qualità perché è stata una delle prime cose importanti che ho fatto. Mi è rimasta molto impressa.

Anche se il primo turno l’avrò fatto all’incirca a 4 anni, quello del doppiatore è un mestiere che ho scelto. Da bambino infatti era una cosa che facevo sporadicamente, che i miei mi consentivano giusto perché facevo i capricci. A 12 anni però ho deciso di reintraprendere questa strada in maniera più seria. Anche perché il doppiaggio è un mestiere per il quale occorre molto studio: soprattutto recitazione (teatrale), dizione, uso della voce (quindi canto). Io con i primi soldi guadagnati mi sono comprato microfono e programma per registrarmi con il computer. Leggevo tanto ad alta voce e mi allenavo ogni volta che potevo.

Nonostante questo sia un lavoro che si tramanda, è anche molto meritocratico. Quando ho cominciato a fare sul serio ho incontrato parecchi ostacoli, sono stato anche buttato fuori dalla sala, alcuni direttori mi hanno sconsigliato di proseguire. Riuscire mi ha richiesto molto studio e fatica. Alla fine però la fatica è stata ripagata: questo è un lavoro che ti consente di essere tante persone diverse in una giornata, provi tante emozioni tutti i giorni. D’altro canto però quando sei in sala, per diventare il personaggio che stai doppiando, devi lasciare la vita personale fuori: se sei stanco, stressato, hai una giornata no, al leggio si sente. Fatichi molto di più e fai faticare tutti quelli che lavorano con te… Insomma, devi essere molto concentrato. Ma ne vale la pena!»