Nel 2014 è stato selezionato per la preservazione nel National Film Registry, come opera “culturalmente, storicamente o esteticamente significativa”: Una pazza giornata di vacanza, nel quale Marco Guadagno presta la voce (come di frequente) a Matthew Broderick, è il film ideale da rivedere durante le vacanze estive. La pellicola segue per un giorno il giovane Ferris Bueller, che finge di stare male per poter saltare la scuola. L’opera di John Hughes, uno dei migliori incassi cinematografici del 1986, ci dà lo spunto per iniziare una conversazione sui mutamenti di un mestiere che la tecnologia ha profondamente modificato.
«L’aspetto più macroscopico del cambiamento nel nostro lavoro è che a quei tempi il lato artistico aveva la meglio rispetto a tutte le altre questioni. Mentre oggi tecnologia e sicurezza (per prevenire la pirateria) hanno preso un po’ troppo il sopravvento fagocitando tutti gli altri aspetti.
In quegli anni si registravano le scene tutti insieme, il che artisticamente aiutava, ma significava anche che non si poteva aggiustare la registrazione in caso di necessità e l’unica soluzione era rifare la scena daccapo. Adesso invece con le colonne separate è come girare un film in cui lavora un attore alla volta anche in scene di dialogo o con più interpreti. Anche allora si lavorava ad “anelli” come oggi, ma era del tutto diverso: il film veniva diviso in tante scene, poi tagliato e all’inizio e alla fine di ciascuna si metteva una coda di pellicola e così si formava l’anello, che si inseriva nel proiettore. C’era bisogno di un proiezionista che cambiasse la pellicola e tra una scena e l’altra passavano almeno 2 minuti e tu dovevi essere bravo a ricordare con che tipo di intonazione ti eri fermato per riagganciare senza stacchi la scena successiva (il tutto senza poter riascoltare quanto appena registrato). Ora è possibile risentire l’incisione in tempo reale e legare le scene consecutive, quando finisce un anello si va avanti col successivo quasi come se fosse un film fatto solo da uno stesso attore e non c’è pausa di “digestione” della scena, ma è anche più difficile sbagliare. Naturalmente l’implementazione della tecnologia in questo campo era inevitabile e necessaria, a livello di resa sonora ha portato tanti miglioramenti. Ma qualcosa per strada si perde sempre, sicuramente il lato più artigianale della professione con tutto quello che ne consegue.»