Su Amazon Prime è online The report, film di denuncia sullo scandalo della prigione di Guantanamo e sui maltrattamenti subiti dai prigionieri di Al-Qaeda. Ce ne parla David Chevalier, che doppia Adam Driver, il protagonista.
«Lo considero in assoluto il film più difficile che ho fatto in vita mia, veramente. Ne sono orgoglioso perché penso abbiamo fatto un buon lavoro, ed è stato sicuramente molto curato. Adam Driver è un attore ostico da doppiare (il più difficile a cui abbia mai prestato la voce) perché ha una fisicità molto particolare, recita molto bene, è molto espressivo e intenso, pur facendo poco, però ha molta energia, quindi è molto facile scollare da qualunque personaggio faccia. Perché lui con poco riesce comunque a comunicare tantissimo, quindi rischi sempre di essere o sottotono o di non riuscire ad acchiappare la stessa energia che ha lui, è veramente difficile seguirlo senza perdere il synch. In questo film in particolare ha tutte delle tirate molto lunghe, parla veloce, il linguaggio è molto tecnico (legale): insomma, è stata una bella sfida riuscire a rendere tutte queste cose insieme. Però penso che ci siamo riusciti, tante battute le abbiamo ripetute diverse volte, ci abbiamo lavorato parecchio.
Comunque, da quando ho capito che qualcuno non solo si interessava il mio lavoro, ma lo seguiva proprio, mi è cambiata un po’ la prospettiva, perché mi sono sentito un po’ responsabilizzato, quando faccio una cosa penso sempre che poi c’è chi magari la ascolterà a un livello un po’ più profondo, e che il fatto che doppi io un personaggio o qualcun altro non è indifferente… Addirittura c’è gente che sa molte cose della mia vita professionale – non me l’aspettavo proprio, anche perché da un po’ ho smesso di frequentare i social, perché non riesco a gestire bene il mio rapporto con questi mezzi e con alcune delle persone che li frequentano. Per di più io sono molto riservato sulla mia vita privata, quindi insomma, ho capito che non faceva per me.
Con i fan però, e al di fuori dei social, mi trovo bene, mi è capitato di avere a che fare con loro nelle convention su Twilight, The Avengers… Sono molto affettuosi, e, in casi particolari tipo Star Wars – di cui anche io sono fan – ci si confronta più che rispondere alle loro domande. Comunque ho capito che ci sono tanti fan del doppiaggio. Sono gratificato da ciò, anche se mi fa strano, perché io lo considero un lavoro commerciale, cioè se è fatto bene non dovresti accorgertene, quindi mi stupisce che susciti così tanto interesse. Per di più io faccio un lavoro che è stato già fatto: è vero, dò il mio contributo, ma non credo di fare chissà cosa!»