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In Good Sam, film Netflix in uscita il 16 maggio la cui edizione italiana è curata da 3Cycle, Fabrizio Dolce doppia il protagonista: «Il classico buono da manuale: fa il pompiere, è bello, simpatico e fa anche delle buone azioni. La nostra sfida è stata rendere questo personaggio – con tutte le sue caratteristiche da angelo custode – realistico. Una sfida vinta per merito di tutto il team e della direttrice Alessia Amendola: è stata lei il deus ex machina, quella che si è presa la responsabilità, e io mi sono trovato benissimo a lavorarci insieme.

Chad Connell

Amo il mio lavoro: è un sogno realizzato, gli sono stato dietro tanti anni. Infatti mi sono avvicinato al doppiaggio da totale nerd: ne sono sempre stato un grande appassionato, anche senza sapere bene cosa fosse. Da bambino mi ricordo che in camera mia doppiavo Guerre Stellari. Inserivo i microfoni nel videoregistratore, prendevo i copioni diligentemente battuti a macchina, e poi – cooptando la mia fidanzata di allora che faceva Leila, mentre io ero Luke Skywalker – facevamo le voci dei personaggi.

Nella vita poi mi è capitato di conoscere Luca Ward e Claudia Razzi (abitavamo nello stesso quartiere), e una volta ho avuto anche la fortuna di conoscere Ferruccio Amendola, assistendo al doppiaggio di Jackie Brown: per me fu una giornata storica. Comunque furono Luca e Claudia che mi aiutarono a capire che per fare questo lavoro dovevo studiare, e tanto. È solo dopo aver seguito per tanti anni come “apprendista” che nel 2004 ho cominciato a entrare in sala per fare le prime piccole parti e qualche turno.

Fabrizio Dolce

Ho studiato recitazione, dizione. Ma quello che serve in sala…. Gli ingredienti sono molti di più. Inizialmente quello che più mi spaventava, quando guardavo i grandi professionisti al leggio, era la loro grande concentrazione, essenziale per seguire tutto quello che bisogna tenere presente durante il lavoro. Perché non bisogna solo recitare, devi andare a synch, devi emettere la voce nello stesso modo in cui lo fa l’attore, devi seguirlo come un’ombra. Devi persino pensare il movimento che fa l’attore e renderlo con la voce. Quindi è un lavoro molto tecnico in cui intervengono mille ingredienti. E all’inizio sembra impossibile gestirli tutti… Per imparare e migliorare servono tanti anni. E io credo di non essere ancora neanche a metà strada.»