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Per chi si occupa di doppiaggio il suo nome è una garanzia: parliamo di Gerardo Di Cola, che da maggio inizia per noi una rubrica mensile sulla storia di questa arte spesso misconosciuta.
Siamo nei primi anni Trenta, qualche anno dopo la realizzazione del primo film sonoro Il cantante di jazz (1927). Nei nuovi stabilimenti cinematografici Cines Pittaluga sono allesti­te due sale di sincro­nizzazione. Attori co­me Andreina Pagnani, Carlo Lombardi, Gero Zambuto, Mario Ferrari, Tina Lattanzi, Ugo Ceseri e tanti altri, diretti da un regista già affermato come Mario Almirante, realiz­zano i primi doppiaggi in Italia. Tanti sono i film che si riaffacciano sul mercato italiano dopo l’assestamento della rivoluzione del so­noro: un flus­so abnorme di pellicole che costringe i doppia­tori a un impegno suppletivo e stimola alcuni imprenditori a investire in sale di sincroniz­zazione.

La forte domanda di doppiaggio non sarà risolta soltanto in termini di quantità, ma soprattutto in termini di qualità, portando in breve tempo il doppiaggio italiano a essere il migliore del mondo. Seguendo l’esempio della Cines, sorgono tra il 1932 e il 1933 diversi stabi­limenti per la post-sincronizzazione del parla­to. Tra questi la Fono Roma fondata dall’ing. Persi­chetti che sceglie come direttore di doppiaggio Ruggero Barni. Persichetti è il primo vero im­presario del mondo delle voci, intuendo che la costituzione di un gruppo stabile di attori da cui attingere per i doppiaggi può risolvere in positivo un’attività ancora tutta da definire nei suoi aspetti principali. Egli, con lungimi­ranza, decide di mettere a stipendio un certo numero di doppiatori che scelgono di dedica­re alla nuova professione una congrua parte del proprio tempo lavorativo.”

…continua…